Scuola elementare Angiolo Gambaro (Torino)

scuola gambaroQuesto edificio rispecchia gran parte delle caratteristiche delle scuole torinesi costruite durante gli anni Settanta del Novecento. Nata in un clima di sperimentazione, che in quegli anni culmina nelle norme tecniche per l’edilizia scolastica del 1975, la scuola si compone di diversi edifici che non superano i tre piani, organizzati all’interno di uno sazio libero e interconnessi da corridoi coperti. Abbandonato il modello del palazzo, la scuola riproduce nell’articolazione della sua architettura gli elementi della città.
Laboratorio e racconto a cura di Francesca Cirilli e Caterina Squillacioti
Insegnante Pia Moltoni
Le foto scattate dai bambini della II A con macchine fotografiche compatte Canon IXUS  e stampate con stampanti Canon SELPHY:

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Sono le 8.00. Il cancello della scuola ha aperto i battenti da poco, le prime maestre iniziano ad arrivare; fra queste scorgiamo Pia, la maestra della II A, la protagonista dell’attività di laboratorio.
Osservo colpita l’estensione del giardino esterno, le casette degli uccellini sugli alberi, le panchine e i tavolini di legno, dei grossi cerchi colorati sulle mura dell’edificio. All’entrata uccelli alle finestre, i cappottini dei bambini in fila, sento l’odore di disinfettante per pavimenti misto a quello di minestra. Suona la campanella. Ci siamo quasi! (Caterina).

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Quanto è spazioso e luminoso questo atrio con queste due lunghe pareti completamente a vetri, chissà se i bambini si limitano ad attraversarlo oppure a volte ci giocano (Francesca).

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Due rampe di scale, attraversiamo un ampio corridoio dove si affacciano alcune classi, dappertutto disegni colorati alle pareti, parlano delle stagioni, delle vacanze da poco trascorse, del ritorno a scuola.
Sarà qui che passano la ricreazione? …neanche una finestra… (Francesca).
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Arriviamo in classe. É accogliente, i banchi sono disposti a formare delle piccole isole circondate da armadi e scaffali dove, accanto a penne, pennarelli, libri, si trovano costruzioni in legno, pupazzi e giochi da tavolo.
A volte immaginiamo che l’aula si trasformi in una città, i banchi in case e gli spazi fra questi in strade … (Maestra Pia).

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I bambini ci aspettano. Pia li ha messi al corrente del nostro arrivo.
“Che bello! ci darete le macchine fotografiche?” (Alessia)
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Come coinvolgere i bambini, rendendoli partecipanti attivi dell’esplorazione dello spazio?
Raccontiamo loro la storia dello sbadato Lartigue che dovremo aiutare a recuperare i pezzi della macchina fotografica, quella che la mamma gli ha regalato e che il fratellino Atget ha deciso, per fargli uno scherzo, di smontare e nascondere in giro per la scuola.
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Perché proprio una macchina fotografica? Cos’è la fotografia secondo voi?
“Così si ricorda dove lascia le sue cose e può andare a recuperarle” (Giulia)
“É un modo per fermare il tempo”  (Carola)
“Per condividere con gli amici quello che abbiamo fotografato”  (Francesco)
Come attraversare la scuola e viverla in modo inaspettato?
Introduciamo la mappa con gli indovinelli che Atget ha scritto come indizi per aiutare i bambini a recuperare i pezzi della macchina fotografica. La caccia al tesoro ha inizio! I bambini seguono con entusiasmo e attenzione le domande e provano a rispondere agli indovinelli di Atget sugli spazi: prima si scende in giardino, quindi si passa per l’atrio di ingresso e di nuovo al secondo piano, l’aula di musica e ancora la classe. Manca poco… ed ecco che la macchina fotografica di Lartigue è ricomposta!

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E’ arrivato il momento di provare a fotografare: alla distribuzione delle macchine fotografiche segue una breve introduzione sull’apparecchio fotografico e la fotografia.
Cosa fotografo? Come? Perché?  Tre domande ci vengono in aiuto.

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A seguire le prime prove muovendo e spostando semplicemente il corpo per meglio aprirci a nuovi punti di vista sullo spazio.

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Fine primo tempo
Il secondo incontro con la classe diventa l’occasione per proiettare le foto scattate, facendo emergere gli argomenti più interessanti relativamente all’uso della macchina fotografica e allo spazio scolastico. Dopodichè il gioco riprende!
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É il momento di fare uno scherzetto ad Atget. Siamo pronti ad aiutare Lartigue?
I bambini sono chiamati a sparpagliare in giro per la scuola gli oggetti personali di Atget. Grazie alla macchina fotografica potranno però aiutarlo a ricomporne il percorso. Con dei giochi di movimento ci aiutiamo a mettere l’attenzione sulla relazione corpo-spazio-sguardo. L’avventura si conclude: lo scherzetto è riuscito!
Cosa resta di questi passaggi nella scuola?
Ad ogni bambino regaliamo una fotografia dell’esperienza: quella che stamperemo perché Atget possa ritrovare i propri oggetti sparsi per la scuola.
L’avventura si conclude. Salutiamo la II A e la maestra Pia.
“Speriamo che tornerete presto” (Alexandru)
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