Scuola Alessandro Antonelli – I.C. Marconi-Antonelli (Torino)

Scuola-Antonelli

Risultato delle molte sperimentazioni che interessano l’edilizia scolastica italiana tra gli anni Sessanta e Settanta, la scuola Antonelli si organizza attorno ad una  strada interna centrale sulla quale si affacciano i due edifici che la compongono. Le aule, disposte su più piani, sono dotate di una terrazza esterna ad essa dedicata, mentre il volume della palestra, attorniato dal verde, si collega  a queste tramite un corridoio coperto che funge anche da spazio di accoglienza. La strada centrale, le diverse altezze dei fabbricati e i loro volumi articolati tentano di ricreare, nella piccola scala, l’idea di città.
Laboratorio e racconto a cura di Vittorio Mortarotti e Elisabetta Reali
Insegnante Daniela Colella
Le foto scattate dai bambini della IV A con macchine fotografiche compatte Canon IXUS  e stampate con stampanti Canon SELPHY:

Questo slideshow richiede JavaScript.

>> giorno 1
Arriviamo alla Scuola Antonelli dopo aver costeggiato il Po. Appena varcato il cancello cominciamo a considerare le varie prospettive da cui si potrebbe fotografare l’esterno dell’edificio.
Entriamo, saliamo le scale a sinistra e ci prepariamo all’ingresso in classe.
In 4 A ci aspettano trepidanti ed incuriositi. Ci hanno appena visti e già ci domandano: “Quando fotografiamo?

1

Dopo un giro di presentazioni in cui viene chiesto a tutti di associare il proprio nome al colore ed al piatto preferito, scopriamo che pizza, patatine e kebab vanno per la maggiore. Qualcuno azzarda una lasagna e qualcun altro addirittura il pesce spada.
Consegnamo i cartellini gialli con la scritta fotografo da indossare al collo: ora siamo veramente pronti per iniziare! 1,2,3 click!

2

Cos’è la fotografia? Cosa serve per fare una foto?
Ci dicono: “La fotografia serve a fermare un istante” o “a ritrarre qualcosa che ci piace”.
Guardiamo poi fuori e con un filo di nostalgia notiamo che la luce dell’estate è molto diversa da quella di una giornata piovosa invernale. Spegniamo l’interruttore e la classe diventa scura: scattare una foto è un po’ come guardare e la luce è un elemento importantissimo per il fotografo e per la sua fotografia.

3

Attraverso un’attività divertente scopriamo il significato di prospettiva e inquadratura. Quello che di solito non è consentito fare in classe, diventa per un giorno la regola del gioco: ci si può sedere sul banco, sdraiare a terra, salire in ginocchio sulla sedia e accovacciarsi in un angolino. Tutto vale purché si scovi un punto di vista nuovo che ci mostri un dettaglio o uno scorcio della classe che non avevamo mai considerato. Alcuni notano “una piccola crepa sul legno”, “un’etichetta attaccata alla lavagna” e c’è chi ci dice di non aver mai guardato la propria aula da sotto in su!

4 5

click, si scatta!
Sull’onda dell’entusiasmo ripetiamo l’esperienza in giro per la scuola muniti finalmente di macchine fotografiche. Alcuni non smettono più di scattare ed altri addirittura, giocherellando con le impostazioni dello  schermo touch, non si accorgono di girare un video che parte e si ferma ad ogni click!
Percorriamo tutta la scuola ed esploriamo i tre piani in un modo nuovo e divertente.

6 7

Smettere di fotografare non è facile. Nonostante le indicazioni molto precise e le regole del gioco, i bambini si lasciano andare e qualcuno scatta addirittura 80 fotografie! E’ record!!!
Voce del verbo “sentire”
Tornati alla base ci mettiamo tutti seduti in cerchio. Ognuno chiudendo gli occhi tenta di catturare una sensazione legata alla scuola, che viene ripercorsa attraverso i cinque sensi.

11

Il profumo dell’insegnante, i bidelli che parlano, Il rumore dell’ascensore, il ticchettio della penna, l’odore di tonno e cipolla cotta, l’odore di detersivo  (che a qualcuno proprio non piace), la voce delle maestre che spiegano la lezione e che a volte rimproverano i bambini. Rinfreschiamo il significato della parola onomatopea e tutti insieme diciamo: tic tic tic, bla bla bla, driiiiiiin!
Che cosa ti piace della scuola?
Nei post-it arancioni ognuno scrive il suo luogo preferito e quello che proprio non piace. L’aula di scienze, la biblioteca, la palestra e l’aula polivalente sono i luoghi più amati. La mensa e il bagno i meno graditi. A Paolo piace la biblioteca “perché ci si può leggere”, mentre Sara non ama l’ingresso perché a volte è lì che aspetta che la vengano a prendere. Siamo pronti per la seconda sessione fotografica. Questa volta si gioca ai fotografi professionisti e si sceglie il soggetto. Ognuno parte alla ricerca del suo luogo preferito e scatta scatta, scatta ancora!

13 12

>> giorno 2
La mattinata inizia in modo movimentato. Chiediamo la collaborazione di tutti nel realizzare un grande tavolone centrale fatto di banchi. Mentre questa operazione procede, ci mettiamo a dividere le foto stampate di ciascun ragazzo. Sono 3-5 a testa, scelte tra una quantità enorme di scatti.
Ognuno prende in mano il suo mazzetto con grande emozione e riconosce le sue foto. Gli chiediamo di scegliere l’immagine che meglio rappresenta lo spazio scolastico.
Le altre faranno parte del loro archivio di classe.

14

Da fotografi ad architetti
Le immagini vengono utilizzate come base per un lavoro sullo spazio. Il laboratorio ha inizio. I materiali sono preziosi e quasi introvabili: lettere e numeri trasferibili e retini colorati. Ognuno sperimenta i colori e modifica l’immagine rendendola più poetica. La scuola ideale è colorata e alle pareti ci sono disegni e textures!
Chiediamo di scrivere una parola che sia per loro significativa e associabile alla loro idea di scuola. Yasser ci pensa un attimo e dice entusiasta: “ la scuola è il futuro”.  Scrive futuro tre volte in diverse dimensioni, usando trasferibili e normografo. Le parole che emergono sono : condivisione, gruppo, amicizia, amici preziosi e divertimento. Non mancano studio e natura.

16 17

Il libro/mappa
L’ultima fase riguarda un lavoro di cooperazione, in cui tutti partecipano attivamente e collaborano  alla nascita di un’opera collettiva. Pezzo dopo pezzo assembliamo tutti i lavori realizzati con lo scotch carta. Il risultato: due mappe perfettamente sovrapponibili e richiudibili. “Una rappresenta la scuola così com’è, l’altra la scuola come ci piacerebbe”, dicono.
1,2,3 click! Il gioco è fatto!