Scuola Adriano Olivetti (Scarmagno, TO)

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Inaugurata nel 2012 questa scuola combina elementi innovativi e approcci tradizionali. Gli spazi delle classi sono in una relazione diretta con l’esterno attraverso grandi vetrate e i materiali utilizzati per la realizzazione i rivestimenti puntano ad una sostenibilità di costruzione ed energetica. La distribuzione degli spazi interni, così come la disposizione ad “L” dei corpi di fabbrica, rispecchia le disposizioni che si potevano incontrare già nell’epoca delle sperimentazioni sull’edilizia scolastica, tra fine Sessanta e Settanta.

Laboratorio e racconto  a cura di Francesca Cirilli e Caterina Squillacioti
Insegnante Marta Chiara
Le foto scattate dai bambini della IV A con macchine fotografiche compatte Canon IXUS  e stampate con stampanti Canon SELPHY:

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Una linea che taglia a metà l’orizzonte e separa cielo e terra: l’Anfiteatro Morenico, ai piedi del quale sorge Scarmagno. Appena arrivate in paese, riconosciamo subito la scuola. Inaugurata nel Settembre 2012, l’Adriano Olivetti è una delle poche scuole italiane ad essere stata costruita seguendo il modello alto-atesino delle “case-clima”, unione di sostenibilità ambientale, tutela climatica ed efficienza energetica. 
Perché state fotografando la scuola? (Una mamma ci chiede incuriosita)
 1,2,3 click! sguardo sull’edilizia scolastica attraverso la fotografia.

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L’atrio è molto spazioso: si apre direttamente sull’aula polivalente, che accoglie la piccola biblioteca e la mensa e dà sul giardino.
Sensazione di calma, si respira tranquillità. Saranno il verde e il bianco che dominano a trasmettere questo senso di pace. Bagno di luce, la classe è collegata direttamente al cortile e comunica con il paesaggio esterno. Che meraviglia! (Caterina)

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Quale sarà l’aula preferita dai bambini? Per la maggior parte dei bambini della IV A non v’è alcun dubbio: è l’aula d’informatica! È evidente quanto tutti siano attirati dall’idea di poter approfondire l’uso del pc. Tuttavia c’è anche qualcos’altro che riesce a catturare la loro attenzione… Lasciamo banchi e sedie per sdraiarci a terra, stare vicini, appoggiati gli uni agli altri, scoprire lo spazio che ci circonda anche grazie al contatto con il vicino…
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Conosciamo Atget e Lartigue e scopriamo che il primo ha fatto uno scherzetto al secondo nascondendo in giro per la scuola tutti i pezzi della sua macchina fotografica. Dopo averli recuperati tutti, questa volta sono i giochi di Atget ad essere sparpagliati in giro per la scuola! E il gioco riparte… ma questa volta tutti armati di macchina fotografica!

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Ripercorriamo verbalmente i passaggi che ci hanno portato a concludere l’avventura, cercando di passare in rassegna gli spazi attraversati per imprimere nella memoria l’esperienza vissuta: finestre, angoli, porte arancioni, cornicioni colorati… Dal primo piano si vede anche la valle e le montagne, una parte degli alberi senza le foglie, un pezzo di campanile.
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Perché se scatto una foto dall’obiettivo che è tondo viene fuori una foto rettangolare? (Elisa).
Cosa facciamo quando fotografiamo? Scegliamo un soggetto, ci fermiamo sul posto e con pazienza cerchiamo di scattare una foto. (Francesca)
 Come? Possiamo posizionarci in modi diversi nello spazio? (Giacomo)
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Quali parti del corpo usiamo quando scattiamo una foto? Occhi, mani, braccia, gambe, piedi. Perché ci dobbiamo spostare e, nel frattempo che lo sguardo va alla ricerca del soggetto, il collo sostiene la macchina fotografica, se si ha una tracolla, sennò sono le nostre mani a doverlo fare. (Caterina)
E ultimo nell’elenco, ma primo nelle azioni, viene il cervello! Prima di scattare ogni foto, è importante pensarla. E quindi le foto si fanno anche con la testa! (Francesca)

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Come faccio a fare una fotografia che non sia mossa? (Elena)
In questo caso si può usare un cavalletto, come quello di Lartigue, oppure puoi immaginare di trasformarti tu stesso in un cavalletto, cercando di stare fermo e ben piantato sulle gambe. (Francesca)
Come vi sembra dopo quest’avventura la vostra scuola? È cambiato qualcosa? C’è uno spazio che avete scoperto e che vi piace, oltre a quello che avete già detto? (Caterina)
Come facciamo a far capire ad Atget che abbiamo messo gli oggetti in giro per la scuola? (Sara)
Dobbiamo nascondere l’oggetto? (Giuliano)
Se lo nascondiamo come facciamo a far capire ad Atget dove si trova? Dobbiamo piuttosto stupirlo posizionandolo in un posto strano e un po’ insolito in modo che non gli sia facile ritrovarlo. (Caterina)
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L’attività sta per volgere al termine. Prima di far vedere ai bambini le fotografie chiediamo loro di dirci se, dopo aver girato la scuola, qualche altra aula si è aggiunta alla preferita. Qualcuno nomina il corridoio, qualcun’altro l’aula polivalente, nessuno accenna al cortile. 

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Riguardare le immagini è un momento divertente. Riemerge il percorso compiuto, e lo sguardo fotografico sulla scuola apre uno scenario nuovo per i bambini, abituati a identificare, il più delle volte, la scuola con la classe. Una piccola esposizione di foto testimonia l’avventura appena trascorsa.
Quasi metà delle fotografie scelte e stampate rappresentano il giardino su cui si affaccia l’aula. E pensare che tra gli spazi preferiti il cortile non è stato mai nominato! (Francesca) 

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